A cura del dott. Riccardo Melis, Psicologo Psicoterapeuta, in esclusiva per Well.
La situazione di emergenza dovuta al Coronavirus SARS-CoV-2 ci ha colto impreparati sia come singole persone sia come società nel suo complesso. Sono state minate le nostre più basilari sicurezze quotidiane e le nostre libertà individuali nel giro di poche settimane, lasciandoci tutti più o meno disorientati, irrequieti, arrabbiati, impauriti. Si tratta di reazioni emotive normali di fronte a cambiamenti importanti che incidono sulla vita delle persone ma è importante conoscerli e modularli.
Infatti, occorre considerare che le emozioni hanno un’importante funzione adattiva in quanto ci aiutano a reagire agli eventi e a capirne l’importanza. In particolare, nell’attuale situazione in cui ci viene richiesta la limitazione quasi assoluta delle nostre vite dentro casa, con un nemico invisibile in agguato lì fuori, con i media che ci informano della situazione d’emergenza vissuta negli ospedali, i numeri dei contagi e delle vittime, la notizia dei contagi o decessi tra le persone che conosciamo o che ci sono care, la perdita economica e l’incertezza sul futuro immediato, la paura la fa da padrona, con le diverse declinazioni di ansia, turbamento, inquietudine, e accompagnata da rabbia, indifferenza, diffidenza, sospetto.
Da un punto di vista adattivo, la reazione emotiva è in sé informativa e motivante, spinge cioè all’azione e contribuisce a rafforzare gli aspetti cognitivi. Caduta la distinzione cartesiana tra anima e corpo, tra cognitivo e emotivo, gli orientamenti attuali delle scienze umane ci permettono una valorizzazione del sentire individuale, mostrando come sia intrinsecamente legato all’equilibrio fisiologico del corpo e alle capacità intellettuali. Tutti abbiamo avuto esperienza di quanto le nostre abilità e competenze possano variare in base alle situazioni o semplicemente alla “voglia”: sentirci più o meno energici, curiosi, concentrati, confusi, e lo abbiamo dato per buono, spesso senza trovare un collegamento con altri aspetti contingenti se no con la stanchezza fisica. La ricerca, in vari settori, ha mostrato come il nostro vissuto, cioè quello che pensiamo e quello che proviamo rispetto a determinate situazioni, ha una ripercussione significativa sulla nostra capacità di reagire agli eventi, sia in come comportamento attivo sia negli aspetti più corporei (come ad esempio riguardo al sistema immunitario e ai livelli ormonali).
In passato, anche nella tradizione scientifica, la tendenza è stata quelle di considerare gli aspetti emotivi come dei disturbi, delle alterazioni da reprimere per consentire la migliore espressione dell’intelletto. Benché permanga a vari livelli e in vari ambiti culturali una considerazione simile dell’emotività, è diventato sempre più importante reinserire gli aspetti affettivi negli studi sull’uomo nel suo complesso e quindi sulla ricerca e spiegazione della realizzazione personale. In fondo, tutti tendiamo al piacere personale e sociale, alla felicità, all’emozione di un traguardo o un amore, ai così detti piccoli piaceri della vita, e si tratta sempre e comunque di motivi emotivamente radicati.
Queste considerazioni sono più che mai importanti nel momento attuale in cui la nostra vita è stata stravolta e dobbiamo rispettare penose restrizioni sociali. La paura non va negata né repressa, ma capita e orientata. Se c’è un pericolo è vitale averne paura, altrimenti si può soccombere. La sottovalutazione del rischio che hanno esibito migliaia di persone che hanno violato deliberatamente il divieto di creare assembramenti, di spostarsi senza motivo, di avere contatti con persone fuori casa, è un chiaro esempio di quanto possa essere pericoloso non avvertire la paura. Intendo chiaramente la sana paura che permette di prendere delle precauzioni per evitare il pericolo, che in questo caso è rappresentato dalla diffusione del contagio. Si tratta di una emozione attivante, che ci spinge prestare attenzione agli elementi importanti del contesto, ci orienta, ci tiene in stato di allerta in un momento particolare.
Se, invece, la paura diventa soverchiante, continua, eccessiva, incontrollata, sfociando anche nel panico, è chiaro che la capacità di reagire può essere fortemente menomata, spingendo anche a paradossali rischi per la propria salute nel tentativo di preservarla. Per esempio il continuo stato d’ansia anche quando si è al sicuro delle mura domestiche, il rimuginio ossessivo sul pericolo, possono portare a disturbo del sonno, disturbi dell’umore, comportamenti dirompenti con danni a cose e persone, abbassamento delle difese immunitarie, con conseguente rischio di danni alla salute maggiore rispetto al rischio della contrazione del virus.
Diventa quindi importante migliorare la nostra resilienza, cioè la nostra capacità di far fronte a questa situazione difficile, in alcuni casi anche traumatica, adottando strategie che tengano conto della nostra natura umana, delle nostre personali inclinazioni e delle restrizioni attuali della società in cui viviamo. Riassumo qui di seguito alcuni consigli pratici, mutuati da quanto condiviso dal Consiglio Nazionale dell’Ordine Nazionale degli Psicologi e dall’Associazione EMDR Italia, che possono essere utili per migliorare la nostra personale resilienza.
- Scegli pochi momenti al giorno per informarti. Sono sufficienti per mantenere aggiornato il quadro della situazione e adeguare la nostra giornata, mentre potrebbe essere molto disturbante ricorrere ad un aggiornamento continuo, monitorando i siti di informazione e tenendo la tv accesa tutto il giorno sui notiziari. L’esposizione a notizie negative attivano in noi la paura e uno stato fisiologico di allarme, richiedendo notevoli energie fisiche. Una volta assimilate le informazioni, è inutile soffermarti sugli approfondimenti continui senza uno scopo preciso, ma è anzi opportuno interrompere la stimolazione unidirezionale proveniente dai media per occuparsi di altro. In questo modo il tuo organismo potrà passare da uno stato di allerta ad uno di sicurezza, consentendoti di affrontare la giornata con i tuoi impegni e i tuoi piaceri.
- Parla delle tue emozioni perché può aiutarti a sentirti meglio. Lo stato di isolamento parziale non significa che dobbiamo sentirci soli, ma anzi ancora di più abbiamo bisogno di condividere la nostra vita con i nostri cari. La condivisione è infatti un aspetto vitale della nostra natura in tutte le sue forme ed à importante nelle situazioni di malessere. Esternare la propria preoccupazione, paura, rabbia e tutto quanto ci disturba, rivolgendoci alle persone di cui abbiamo fiducia, ci permette di calmarci, di ritrovare un nostro equilibrio e la fiducia in noi stessi. Per fortuna abbiamo la tecnologia che ci aiuta in questo. Usa il telefono, skype, o i social media per metterti in contatto con i tuoi amici e i tuoi cari.
- Mantieni le tue abitudini per radicarti nella tua identità. Certo la restrizione degli spostamenti non ci permetti di mantenere le nostre abitudini quotidiane che comportavano l’uscire di casa, come andare al lavoro, in palestra, frequentare associazioni di ogni tipo, partecipare a eventi, incontrare gli amici nei locali pubblici. Tuttavia è importante che anche nella quotidianità casalinga siano mantenute delle routine abituali che sono capaci di regolare il nostro umore e contribuire al nostro equilibrio psicofisico. Se puoi, organizza il tuo lavoro a distanza e mantieni i contatti con i colleghi di lavoro, in modo da continuare ad essere produttivo e attivo nel tessuto sociale. Se questo non ti è possibile, mantieni almeno le routine domestiche che comunque hanno sempre fatto parte della tua vita e creane di nuove. È vero che la limitazione degli spostamenti provoca un restringimento degli interessi per molti di noi, ma rappresenta anche l’occasione per scoprirne di nuove. Non lasciare che il tuo tempo sia vuoto, ma organizzalo in modo che venga scandita la tua giornata, sia dagli impegni sia dalle passioni. Ne guadagnerai in serenità e senso di sicurezza.
- Mantieni la regolarità del sonno. Ricorda che il nostro organismo ha bisogno di un periodo di assoluto riposo per funzionare nel modo migliore. Questo incide non solo sulla tue energie fisiche, ma anche sugli aspetti cognitivi e sull’umore. Evita quindi attività stimolanti nelle ore che precedono il sonno, come la visione di notiziari o di film adrenalinici, i giochi elettronici o le chat. Preferisci invece il relax, da solo o in compagnia, la lettura di un buon libro, agevolando il piacere del sonno ristoratore.
- Ricorda che l’atteggiamento positivo aiuta te e la collettività. Evita quindi di farti assorbire passivamente gli atteggiamenti pessimistici, che rappresentano un altro tipo di contagio, quello emotivo. È normale infatti che nel percepire empaticamente lo stato emotivo degli altri poi ne rimaniamo coinvolti. Chiediti allora: ma quella emozione che leggo nell’altro a cosa è dovuta? A cosa mi serve? Orientati quindi per valorizzare le risorse che hai a disposizione, in termini di persone e di capacità personali. Aiuta la tua mente a percepire gli aspetti positivi della tua realtà, anche in questi momenti più difficili: considera non solo il numero delle vittime ma anche il numero delle guarigioni! Pensa al grande sforzo organizzativo istituzionale che ci consente di mantenere un alto livello di sicurezza, a quanti lavorano ogni giorno perché questo sia possibile, ma anche a quanto tu puoi fare attivamente, sia rispettando il decalogo istituzionale, sia investendo le tue energie nel tempo che hai a disposizione. Ricorda allora che hai bisogno di stare bene per te e per gli altri, e che questo vuol dire anche occuparti del tuo corpo, prendertene cura non solo con l’igiene ma anche con l’attività fisica. Coltiva i tuoi interessi, stai quanto più possibile all’aria aperta, ridi di gusto.
Questi sono solo dei semplici consigli ma è importante che li prendiamo in considerazione secondo le nostre inclinazioni. Se sei una persona naturalmente gioviale e attiva, non lasciarti tarpare le ali da una situazione temporanea ma trova nuovi modi creativi per mantenere la tua indole. Se invece ti senti una persona più riflessiva e sensibile, orienta le tue energie in attività più individuali.
Infine, ricordiamoci che è normale sentirsi sopraffatti in alcuni momenti e che non sempre si trovano nel nostro ambiente le risorse per ritrovare il proprio equilibrio. Non dobbiamo aver paura di chiedere aiuto in questi casi, anche rivolgendoci ad un professionista. Se senti di averne bisogno, ricerca uno psicologo nella tua zona o anche altrove, dove potrai trovare supporto psicologico secondo le tue necessità, anche a distanza.